È iniziata l’estate e con essa - gradualmente
- il tempo delle vacanze: tempo del meritato riposo. Durante questo periodo c’è
quasi una ricerca spasmodica del riposo, dello svago, costoro che da taluni
sono chiamati “i forzati delle vacanze”.
Vivere le vacanze non è solo o
prioritariamente sospendere il ritmo lavorativo. Spesse volte si scelgono
itinerari e modi di “fare vacanza” che non favoriscono il riposo perché sono
equivoci. Vivere il periodo della vacanze non è solo lasciare il lavoro e cercare
un cambiamento del ritmo della vita. Non è raro sentir dire che alla delle
ferie si torna al lavoro più stanchi di quando sono iniziate.
Le vacanze/ferie sono un tempo privilegiato
per favorire il riposo fisico, ma anche il riposo interiore. Anche il nostro “spirito” (la mente, la psiche, il cuore) ha bisogno
di un vero rinnovamento. Le due dimensioni quella fisica e quella
spirituale/interiore devono procedere di pari passo per ricercare il vero
riposo e il vero ristoro. È sintomatico constatare che nella nostra società vi
è come una infermità congenita che si manifesta nel prendere la vita con
disinvolta superficialità senza approfondire il senso della stessa. Qualcuno ha
definito l’uomo “post-moderno” come colui che rimane in superficie. Le necessità
dello spirito non si soddisfano con una giornata piena di attività
superficiali.
In tempo di vacanza abbiamo più
tempo per sanare le ferite fisiche e spirituali che la vita ha provocato nel
corso dell’anno. Le condizioni abituali della vita, a volte frenetiche,
lasciano poco spazio al silenzio, alla riflessione, al contatto con la natura,
a consolidare la relazione e l’armonia tra coniugi e con i figli; a rendere
stabili e cordiali i rapporti con gli amici. Inoltre, nel periodo delle
vacanze, si può dedicare maggior tempo alla preghiera, alla lettura delle Sacre
Scritture, alla meditazione sul senso della vita e sulle grandi domande ultime
della vita: la morte, il giudizio, l’inferno, il paradiso…
Il tempo delle vacanze offre molte
opportunità uniche per contemplare il suggestivo spettacolo della natura: è un
libro meraviglioso e unico alla portata di grandi e piccini. Sant’Agostino
diceva che l’uomo ha a disposizione tre grandi libri: il Libro Sacro, il libro
della coscienza, il libro della natura: questi ci parlano di Dio.
Nel contatto con la natura, la
persona riscopre la sua giusta dimensione: piccola ma al contempo unica e
irripetibile, “capace di Dio”, poiché interiormente aperta all’Infinito. Spinta
dalla domanda sul senso ultimo della vita percepisce nel mondo che la circonda
l’impronta della bontà, della bellezza e della divina Provvidenza, e in modo
quasi naturale si apre alla lode e alla orazione.
La preghiera è la vita del cuore
nuovo e rinnovato. Essa ci deve animare ogni momento dal momento che ci si
situa nel “ricordo di Dio”. Il nostro cuore è inquieto e non trova riposo fin
che non scopre l’oggetto del proprio amore. Diceva san Gregorio Nazianzeno: “È necessario
ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respiri”.
Senza serenità nello spirito non vi
può essere ristoro. È molto difficile che le opportunità della vita godereccia
e di rilassamento corporale siano il modo per ottenere il vero riposo. Lo spirito
ci chiede qualcosa di più. Desideriamo tutti essere felici e contenti: tuttavia
ciò non può conseguire se non va alla fonte da cui sgorga la gioia piena. La vita
è molto importante e non la possiamo banalizzare con assurde scommesse.
Fare spazio anche alla nostra
dimensione interiore e ricreare il dialogo di amicizia e di amore con dio che
ci ama, ci renderà più riposati e felici.
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